Chi siamo

La Democrazie Cristiana, è stata un partito politico italiano di ispirazione democratico-cristiano e moderato, venne fondata nel 1943 come diretta discendente del Partito Popolare Italiano. Per ben mezzo secolo, dal 1944 (anno di fondazione) al commissariamento politico del 1994, la Democrazia Cristiana riunì sotto un unico simbolo forze eterogenee di destra e di sinistra, centriste e di ispirazione cattolica. Dopo l’arresto, avvenuto sull’onda di una vasta indagine giudiziaria nazionale che mise in luce diversi casi di corruzione politica, alla Dc succedettero una serie di piccoli partiti PPI, CCD……… Il partito venne fondato per rinnovare lo storico PPI, una forza politica fondata nel 1919 da Don Sturzo.

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, i democratici Cristiani, avviarono la ricostruzione politica post-fascista insieme agli altri maggiori partiti italiani, come il PCI, PSI,PLI,PRI, Partito Democratico del Lavoro (PDL).

Nel dicembre del 1945, Alcide De Gasperi venne nominato per la prima volta Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana.

Nelle elezioni del 1946, le prime dopo la fine del conflitto mondiale, la DC vinse con il 35,2% dei voti. Dopo la rottura con la coalizione comunista e socialista, fortemente voluta dal presidente statunitense Harry Truman nel maggio del1947, la DC raccolse un’altra importante affermazione nelle elezioni del 1948 grazie al supporto della Chiesa cattolica e degli Stati Uniti. In quella occasione, la coalizione raggiunse il 48,5% dei voti.

Dal 1946 al 1994, la DC risultò essere la più grande forza del Parlamento, governando per diverse legislature grazie alle coalizioni formatesi con il PSDI, PLI, PRI e, dopo il 1963, PSI. Basando la sua grande maggioranza sulla componente cattolica dell’elettorato.

Dal 1953 al 1979 le elezioni italiane furono caratterizzate da un deciso successo della DC, capace di contare sull’appoggio costante dell’elettorato e ottenendo nelle diverse elezioni consensi variabili tra il 38 e 43%.

Nel 1978 il partito e l’intera nazione caddero sotto lo shock a seguito del rapimento e del successivo omicidio di Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse, dopo lo storico compromesso con il PCI. Subito dopo il rapimento di Moro, il Governo all’epoca guidato da Giulio Andreotti adottò fin dalle prime ore una linea dura, replicando alle richieste dei rapitori “ lo Stato non si piega”. Una posizione molto diversa da quella dimostrata in altri casi simili, come il rapimento di Ciro Cirillo avvenuto pochi anni prima e il seguente pagamento del riscatto chiesto dai rapitori.

All’inizio degli anni ’80 la DC perse una parte consistente del suo elettorato.

Nel 1992 Milano fu la sede di una delle più importanti inchieste della scena politica italiana, denominata “Mani Pulite”.

Questa portò alla scoperta di un vasto sistema di corruzione radicato su numerosi livelli, che portò a una lunga serie di arresti e dimissioni di personaggi celebri. Dopo il crollo registrato nelle elezioni nelle elezioni politiche del 1992 (29,7% dei voti) e i due successivi anni di scandali, inclusi i processi alla mafia che videro coinvolta anche la figura di Andreotti, la DC venne decapitata nel 1994.

I principi ideologici della DC, si ispiravano agli insegnamenti cattolici, sviluppati sul finire dell’Ottocento da politici come Romolo Murri e don Luigi Sturzo. Due encicliche papali, Rerum novarum di Papa Leone XIII (1981) e Quadragesimo anno di Papa Pio XI (1931) offrirono le basi politiche e sociali per la nuova dottrina.

In ambito economico la DC preferì la concorrenza alla cooperazione, supportando il modello di un’economia sociale di mercato e rigettando le idee marxiste legate alla lotta di classe. In accordo con il pensiero cattolico, la DC sostenne la cooperazione tra le classi sociali formando una coalizione di larghe intese che racchiudeva sotto un unico simbolo forze di destra e di sinistra, in aperto contrasto con il pensiero socialista, comunista e con la frangia di estrema destra rappresentata dal MSI.

Come tutti i partiti di larghe intese, la Dc differì da più classici partiti cristiani europei dell’epoca, che si basavano su ideologie conservative in aperto contrasto con gli elementi liberali e social-democratici della D.C. Nonostante la sua longevità, la Democrazia Cristiana fu spesso divisa da molteplici fazioni, spesso e volentieri con la figura dei relativi leader.

Nel corso della sua storia, la DC fu divisa da un proliferare di differenti fazioni e movimenti interni, capaci di spaziare dall’ala destra a quella sinistra del Parlamento.

La leadership centrista e liberal-conservativa di politici come Alcide De Gasperi, Giuseppe Pella; Ezio Vanoni e Mario Scelba fu presto sostituita dalla corrente progressista di Amintore Fanfani, opposta all’ala destra che aveva in Antonio Segni il suo leader. La componente di sinistra della DC affondava le sue radici nelle figure di Giovanni Gronchi, Achille Grandi e Fernando Tramboni, con l’influenza di leader del calibro di Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati e lo stesso Fanfani, molti dei quali si identificavano nello standard europeo del movimento social democratico.

A più riprese il partito venne guidato da figure centriste, disaffiliate dalle singole fazioni, quali Aldo Moro, Mariano Rumor e Giulio Andreotti.

Dagli anni ’80 la DC, risultò divisa in due correnti facenti capo ad Arnaldo Forlani (sostenuto dall’ala centro destra del partito) e Ciriaco De Mita (centro-sinistra), con Andreotti nel mezzo a bilanciare il peso politico degli schieramenti. De Mita, alla guida del partito dal 1982 al 1989, cercò a sorpresa d trasformare la DC in un partito conservativo sull’esempio del Partito Popolare Europeo, nel tentativo di preservare l’integrità della Democrazia Cristiana salvaguardandola da eventuali scissioni interne. Dopo la elezione alla carica di Presidente del Consiglio, a capo del partito fu nominato Forlani: questa alternanza di cariche diede vita a un duro confronto tra il capo del Governo e il segretario della DC, che portò l’anno successivo (1989) al subentro di Giulio alla carica di Presidente del Consiglio. Da lui mantenuta fino al 1992.

Con la caduta del muro di Berlino, la fine dell’epoca delle grandi ideologie e gli scandali di Tangentopoli, la natura eterogenea della DC portò il partito a collassare su sé stesso. Il nucleo storico confluì nel Partito Popolare Italiano, gli elementi di centro- destra seguirono Pier Ferdinando Casini nella fondazione del Centro Cristiano Democratico (CCD) mentre altri si allearono con Berlusconi nel nascente progetto di Forza Italia. Una costola del PPI, CCD e il CDU seguirono Forza Italia nella nuova coalizione del Polo delle Libertà, mentre il PPI confluì nel 1996 nel nuovo schieramento dell’Ulivo, la più grande coalizione del centro sinistra.

Oggi, gli ex democristiani sono divisi tra Forza Italia, l’Unione di Centro (UDC) e Partito Democratico (PD).

Nei primi anni il consenso risultò particolarmente forte al nord Italia, specialmente in Lombardia e in Veneto che rappresentavano due tra le più forti aree cattoliche del paese. Al sud, invece, il pensiero liberale si era radicato per decenni prima della dittatura mussoliniana e la DC stentò inizialmente a raccogliere consensi.

Nelle elezioni del 1948 la DC raccolse il risultato più ampio di sempre, con il 48,5% dei voti a livello nazionale. La maggioranza risultò assoluta in Lombardia (66,8) con punte del 73,5% nella provincia di Bergamo, 60,4% in Veneto, 69,3% in Trentino e 57,7% in Friuli Venezia Giulia. Nel centro sud la DC superò la soglia del 50% solo nel Lazio(51,9), Abruzzo (53,8%) e Campania (50,7%).

Dalla fine degli anni ’50 agli anni ’80 si assistì a un’inversione di tendenza, con un deciso aumento di consensi al sud a discapito delle regioni settentrionali.

Nelle elezioni del 1992 registrarono un ulteriore aumento degli elettori delle regioni meridionali (41,4%) in Campania, 44,5% in Basilicata, 41,2% in Sicilia, con un crollo delle regioni del nord che ottennero risultati variabili tra il 20 e il 25%.

Nel 1998 dopo un periodo di riorganizzazione territoriale, la DC si presentò alle elezioni amministrative in alcuni comuni ottenendo una percentuale di circa 6,5% dei voti.

Oggi inizia la nuova stagione della Democrazia Cristiana, partendo dal popolo che lavora.

Non siamo i nostalgici del partito di un passato remoto capace di ricostruire l’Italia e metterla al centro del dibattito politico europeo e internazionale. Incarniamo i valori di  Don Sturzo, il quale ebbe il coraggio di lottare per le proprie idee di libertà e rispetto dell’uomo.

Siamo impegnati per un progetto rinnovatore della politica che mette al centro dell’interesse politico il cittadino.

La sfida più importante in questo tempo è l’attacco alla trasformazione del gene umano, animale e vegetale, attraverso il falso indirizzo di del miglioramento della vita. Ebbene il processo di meccanizzazione ha portato il mondo globale verso i mercati finanziari aperti, con l’intendo di gestirlo in modo radicale, fino a impadronirsi della libertà dell’uomo comune.

La Democrazia Cristiana del terzo millennio, fa appello alle donne e uomini liberi e forti di unirsi, tutti insieme  anche fuori dagli steccati della politica ormai subdola al servizio del sistema che governa il mondo della finanza, eliminando ogni forma di tutela per il diritto alla vita.

Siamo il partito che fonda le proprie radici nel rispetto dell’uomo di qualsiasi etnia, contro ogni discriminazione, umana, politica e sociale.

Ci batteremo con lo strumento della democrazia, contro ogni forma di azione tesa alla distruzione della natura e alla trasformazione dell’uomo come cavia per la realizzazione di esseri cosiddetti tecnologici con l’intendo del controllo, del dominio universale della capacità umana naturale.