Siamo Ripartiti - Democrazia Cristiana

PLURALISMO  PROGRESSO SVILUPPO
DEMOCRAZIA CRISTIANA
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Siamo Ripartiti

Siamo la D-C

PLURALISMO – PROGRESSO - SVILUPPO
 
CONGRESSO NAZIONALE
 
17-18 FEBBRAIO 2023 – iH Hotels Roma Z3 – 00155 Roma
Siamo ripartiti dal 18° Congresso Nazionale della Democrazia Cristiana celebrato al Palaeur - Roma - dal 17 al 22 febbraio 1989.
Dobbiamo essere tutti consapevoli della particolare responsabilità, dell’importanza e del significato politico che ha assunto il XIX Congresso Nazionale della Democrazia Cristiana nell’odierno contesto, testimone del nostro impegno politico.
Siamo consapevoli e certi che la celebrazione di questo Congresso Nazionale non è stato un mero adempimento formale, ma, come presagito già dalle assemblee precongressuali delle sezioni territoriali, provinciali e regionali, ha rappresentato un ulteriore momento entusiasmante e significativo per il futuro del nostro Paese, al fine di definire obiettivi, strategie e di individuare le tipicità delle donne e degli uomini che dovranno condurre la DC.
Il 2022 non è stato certamente solo un anno di transizione. Speravamo che il Governo, già dalle prime misure, attuasse azioni da noi condivisibili; purtroppo, abbiamo assistito ad un cambiamento, incerto e contraddittorio che non ha migliorato la realtà. La stagnazione economica mondiale, la situazione critica dell’Italia e la sua debolezza accresciuta in larga misura per la perduta competitività sul mercato interno ed internazionale, l’auto distruzione della dialettica politica nazionale, più impegnata a delegittimare l’avversario che a confrontarsi su opinioni alternative, il ritorno preoccupante agli atti di terrore, i tentativi di sciagurate modifiche costituzionali ne sono testimoni. No! Questo è andare oltre la transizione! Noi non lo approviamo!
Anche in Italia, come nel resto del mondo, i demagoghi fanno appello ai nostri peggiori istinti. Le teorie del complotto, un tempo straniere, oggi sono come macchie di olio.
L'era della ragione e dell'evidenza argomentativa sta morendo; la conoscenza è stata delegittimata e il consenso scientifico è continuamente rigettato. La Democrazia che si basa su verità condivise è in declino; l'Autocrazia, invece, che si basa su bugie condivise, è in ascesa; i crimini legati all'odio e al fanatismo sono in netto aumento.
La politica è diventata il rapporto tra personaggi e spettatori e la coazione alla visibilità a tutti i costi sembra l’unico strumento di vita pubblica.
Osservare quotidianamente vicende poco trasparenti o anche essere favoreggiatori di apatia verso beni collettivi, spinge i singoli al piccolo orizzonte della propria quotidianità e l’Italia, anziché percorrere strade di crescita, si piega su stessa.
L’incertezza del destino industriale delle aziende è evidente: gli scorpori e le acquisizioni arenano le industrie stesse, così da collocarle ai margini. Esse saranno lontane dai processi di consolidamento dei competitori europei.
Non dobbiamo avere paura, dobbiamo credere nel futuro, se non vogliamo un futuro senza di noi.
La mancanza di fiducia ci impedisce di reagire, conduce alla rassegnazione, alla sfiducia, all’abbandono.
È difficile eclissare l’attuale momento di decadimento politico, ma il degradamento non deve negare il futuro. Ci deve essere un domani e dovrà assumere le sembianze di chi l’avrà segnato con le sue idee, con la sua presenza, con la sua determinazione e con il suo impegno.  Quando c’è crisi di idee, inevitabilmente, si affermano le poche che circolano; quando c’è vuoto di partecipazione, conta chi pretende di esserci.
Nell’attuale silenzio di proposte, nel vuoto di rappresentanze e leadership, si possono aprire varchi più facilmente che nei momenti di stabilità e spesso ciò accade quando meno è atteso.
Dall’anno 2007 all’anno 2013, la crisi economica che devastò gli Stati Uniti e che causò la perdita di lavoro a migliaia di persone ebbe conseguenze a catena e anche in Italia: la povertà aumentò e, a fatica, recuperammo il denaro perduto e riaccendemmo l’ormai comatosa economia. Ecco, però, giungere la pandemia del Covid19 e, di nuovo ma per cause diverse, fummo chiamati a contrastare una nuova crisi globale dalla quale, ahimè, ancora non siamo usciti. Col perdurare di questo stato di crisi, mi piace ricordare con voi, ciò che scrisse lo scienziato più grande di tutti i tempi Albert Einstein, riferendosi alla crisi del 1929:
"Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni nazione, perché è proprio la crisi a portare progresso.
La creatività nasce dall'angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che nasce l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce le proprie sconfitte e i propri errori alla crisi, violenta il proprio talento e mostra maggior interesse per i problemi piuttosto che per le soluzioni. La vera crisi è l'incompetenza. Il più grande difetto delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel trovare soluzioni.
Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti. È nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora; senza crisi qualsiasi vento diventa una brezza leggera. Parlare di crisi significa promuoverla; non parlarne significa esaltare il conformismo. Cerchiamo di lavorare sodo, invece. Smettiamola, una volta per tutte, l'unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla." (ALBERT EINSTEIN, La crisi può essere una vera benedizione, 1955).
Il progetto di rinascita della Democrazia Cristiana si basa sul recondito rapporto che lega la passione alla politica e sulle prospettive che all'interno di entrambe si possono aprire.
A cosa si è ridotta la politica negli ultimi anni? Ad un conflitto di interessi camuffato e ad una conduzione di affari pubblici per interessi privati.  Occorre ridare credibilità e dignità alle Istituzioni, occorre ricreare la credibilità e la stima agli Italiani che si affidano a queste ultime per il presente e per il futuro; ma, affinché ciò accada, occorre che le Istituzioni siano rappresentate e guidate da uomini degni di stima e fiducia. Quando tutte le Istituzioni divengono ambigue o addirittura sospette, la responsabilità morale passa nelle mani dei singoli o meglio di quei pochi che non si sono ancora rassegnati.
Per questo motivo, il nostro progetto è tanto più nobile, perché arriva quando la Politica sta morendo: non nel significato di una guasta operatività o di apparente fragilità nei confronti di forti poteri economici e oligarchici, ma nella sua accezione letterale. La Politica, quella vera, quella nobile sta perendo, perché ha rinunciato al proprio compito, non garantendo più lo scopo ultimo per cui esiste: la sopravvivenza stessa della Demos.
Si potrebbe riesaminare, come in esercizio di verifica, l’elenco delle incertezze, per cogliere la rilevanza della nostra azione e per appurare le idee chiare e trasparenti della DC, i progetti praticabili per posizionarsi prospettivamente in ciascuna delle questioni aperte. È certo: la Dc ha idee esatte e inequivocabili sul futuro del nostro Paese.
Tutti noi abbiamo un compito, una missione, ma talvolta si devia e si precipita nel turbine della quotidianità e nella pressione degli eventi.
Diceva l’intellettuale e filosofo israeliano David Grossman che “i popoli corrono sempre il rischio di perdere la loro libertà, se una minoranza impavida non si erge a sfidare l’apatia delle masse e l’arroganza dei potenti”.
Noi non siamo mai stati intimiditi dagli attacchi subdoli di soggetti che si opponevano alla nostra rinascita.
 
Il nostro programma si sintetizza in PLURALISMO- SVILUPPO- PROGRESSO.
 
Se continuiamo ad avere consensi ed adesioni, nonostante i gravi elementi che ne hanno ostacolato la rinascita, è perché la DC sta percorrendo la strada migliore, quella che i cittadini si aspettano e stimano giusta in risposta alla nostra coerenza, al nostro impegno e alla nostra credibilità.
Carissimi amici e amiche, crediamo che sia necessario, prendere consapevolezza di questo stato di cose, dando con ciò una prova di forza, di responsabilità e non di debolezza piagnona e pessimismo. Noi adesso dobbiamo intraprendere l’indispensabile rinnovamento dei quadri dirigenti, dobbiamo annunciare la nostra passione, perché abbiamo pensieri forti; noi non incantiamo gli animi per poi abbandonare le famiglie ai loro problemi; noi dimostriamo e garantiamo con i fatti che ce ne facciamo carico. Noi non improvvisiamo, noi utilizziamo risorse.
Pensare e progettare sono fatica, impegno, spesso solitari, scomodi e reclamano discussioni, umiltà e sacrificio.
Il congresso è stato una occasione per crescere, per recuperare punti di smarrimento, per riflettere sui punti forti: la guerra e la pace, il lavoro e suoi diritti, la sicurezza e l’ambiente; il dialogo sociale e il conflitto antagonistico.
Ciascuno spinga al massimo, continuiamo con lo slancio, l’entusiasmo e la determinazione che sta animando la nostra azione politica, perché lo spirito giusto è la ninfa vitale che rende più grande la Democrazia Cristiana.
Questa è oggi la ragione principale, la perennità dell’esistenza della DC che certamente verrebbe messa in discussione (come già lo è stata) se non riuscissimo rapidamente a colmare i vuoti di conoscenza e di strategia che ci conducono al salto epocale in questo tempo di crisi sociale-economica-politica.
L’autonoma azione politica della Democrazia Cristiana è elevata espressione della nostra concezione del partito, della Società, dello Stato, dei rapporti tra Società e politica; essa è una concezione fondata sul primato della persona, che si esprime nel pluralismo e nell’autonomia del sociale e nell’organizzarsi dello Stato sulla base dei principi di sussidiarietà e solidarietà.
Uno Stato interessato a riconoscere e sostenere l’autonomia delle espressioni organizzate della Società non deve delimitare competenze corporative, non deve impedire lo sviluppo della piena e diffusa democrazia, né in economia, né in politica.
Solo ispirandoci a questi principi, possiamo affrontare senza timore la globalizzazione dell’economia, lo sviluppo delle biotecnologie, la salvaguardia dell’ambiente e le migrazioni di milioni di persone.
Dopo questa breve sintesi, ci spostiamo verso la nostra realtà che ci impegna all’analisi di 30 anni di storia repubblicana. Ebbene, questi 30 anni sono stati cancellati a colpi di pseudo cambiamento; la democrazia partecipativa è stata seppellita da trasformazioni sociali, politiche ed economiche.
Il bilancio politico di questi anni è stato sicuramente negativo e ha determinato l’incremento del debito pubblico, la crescita della disoccupazione, della disuguaglianza sociale e la perdita di rappresentanza politica internazionale.
Non vogliamo, di certo, tornare al passato con il sentimento di chi pensa che con rigurgiti di nostalgia si possa costruire il futuro. Questo non ci appartiene! Il tema del Congresso è stato di proiettare l’azione politica verso orizzonti nuovi, sulle fondamenta storiche dei valori dei Cattolici-Democratici.
Ripartiamo dalle radici della Democrazia Cristiana, per affermare che non siamo una coalizione di centro, né di centro sinistra, né di centro destra: Noi siamo la “Democrazia Cristiana”.
Non avrebbe senso riproporre la DC, se pensassimo ad aggregazioni con partiti personalizzati.
In Italia, attualmente, non esistono partiti di centro destra o di centro sinistra, esiste solo un indistinto “Magma Politico”.
Mentre la Sinistra non si è adeguata al cambiamento politico-economico-sociale e culturale, distruggendo nel contempo quanto costruito negli anni 70-80, la Destra si è trasformata al punto tale da perdere di vista la sua natura, quella stessa natura che ne aveva determinato l’esistenza, tradendo così le proprie origini.
L'anima di questo Paese è stata, dal dopoguerra in poi, la mescolanza tra due culture: quella socialista/comunista e quella cattolica. Due culture diverse, ognuna con i propri limiti, ma hanno tenuto unito il nostro Paese, al netto di ipocrisie, all'insegna della solidarietà, dell'amore per i più deboli, del rispetto di alcune semplici regole di civiltà.
Purtroppo, queste due culture non hanno retto alla micidiale offensiva capitalistica degli anni '90, secondo cui la storia non aveva più bisogno dei valori del cristianesimo e gli unici dei da venerare divennero denaro e consumo.
Per le vittime epocali di questa effimera cultura consumistica, del cattolicesimo è rimasto solo un involucro vuoto e malandato, una serie di “regolette” che hanno più a che fare con la scaramanzia che con un sistema di valori. Il crocefisso è diventato solo un portafortuna.
Ma mentre la cultura socialista ha scelto di morire e risorgere come servitrice in casa del capitale, assorbendone tutti i cinici disvalori, il vecchio fascismo, quale che sia la sua realtà e potenza in molti paesi, è stato declassato a folklore.
Intanto, si preparano nuovi fascismi che non consistono in una politica ed economia di guerra, ma in un’intesa per la sicurezza, in una gestione di “pace” non meno terribile, con l’organizzazione di concerto di tutte le piccole paure, di tutte le piccole angosce che fanno di molti italiani tanti micro-fascisti, spaventati a morte dall'arrivo dell'uomo nero che ruba loro lo smartphone e si trasformano in animali rabbiosi pronti ad azzannare chiunque si avvicini alla ciotola, desiderosi dell'uomo forte che vigili sulla loro sicurezza, così da poter restare serenamente vuoti, oscillanti tra il centro commerciale e il divano: non più esseri umani, ma consumatori.
L’Italia necessita, in questo contesto storico, di una politica coerente, seria, trasparente e condivisa che vede il cittadino al centro del dibattito politico a vari livelli: locale, provinciale, regionale, nazionale ed internazionale.
La Democrazia Cristiana, oggi, intende perseguire una politica capace di aggregare le energie positive e propositive, dotate di esperienza e competenza, ma soprattutto di coraggio per contrastare la politica dell’affare e delle grandi lobby finanziarie che hanno monopolizzato il mercato del lavoro, dell’industria e dell’economia e che, con il loro potere economico, hanno distrutto un'età politica, privando il cittadino dell’esercizio continuativo della Democrazia.
Noi vogliamo un Paese reale, forte e presente nell’Economia Europea. Pensare di tornare alla Lira sarebbe un suicidio economico-finanziario, i danni economici che hanno penalizzato il nostro Paese sono stati ormai archiviati nel deserto delle multinazionali. Dobbiamo batterci per sviluppare una Economia Reale e realizzare, per quanto possibile, una Economia Sociale a sostegno delle piccole e medie Imprese, nonché regolarizzare l’importazione di prodotti che fanno concorrenza alle nostre imprese; favorire il turismo attraverso la riqualificazione delle aree di interesse storico-artistico-culturale; formare realmente i giovani alla riproduzione delle attività artigianali locali; regolamentare la difesa della produzione dei prodotti agroalimentari; lottare contro la trasformazione genetica dei prodotti alimentari.
Nessuno in questi anni si è preoccupato dei tre punti chiave della buona gestione: selezione degli amministratori, disegno delle procedure, congegni diretti a motivare il personale.
Crediamo, fortemente, nell’applicazione di sgravi fiscali per le imprese che producono al Sud per equilibrare i maggiori oneri energetici e logistici rispetto alle imprese del Nord, nell’equiparazione della tassazione sugli utili delle nostre imprese a quelle degli altri Paesi europei, oltre alla realizzazione di un piano che regoli l’esercizio delle attività commerciali e produttive svolte dalle società multinazionali in Italia e ne disciplini il regime fiscale.
Altra priorità è quella di adoperarsi per l’abolizione del D.lgs n. 79 del 16/03/99 (decreto Bersani) sulla liberalizzazione del mercato elettrico nazionale, restituendo la gestione del servizio allo Stato.
Così come vanno affidati allo Stato la gestione di tutti i servizi pubblici essenziali: Sanità, Trasporti, Gas, Acqua, Scuola, Autostrade …
Fuori dalla Borsa le società a partecipazione statale!
Più incisiva presenza per la sicurezza ed il controllo dei territori con implementazione di uomini e mezzi nell’area marittima.
Autonomia, tra i fondi che gestiscono l’assistenza e quelli che gestiscono la previdenza, imperniati su un sistema che ne garantisca la trasparenza dei rispettivi costi, incremento servizi ai pensionati.
Riforma dello stato sociale: contratto unico nazionale dei lavoratori pubblici e privati, contrattazione di secondo livello articolata per settori.
Modifica alla legge 300/70.
Riforma sindacale, che vede l’unificazione dei sindacati con relativa disdetta dei permessi sindacali, il cui costo ha pregiudicato nel tempo i diritti dei lavoratori in termini economici.
Diritto allo studio, all’istruzione e alla formazione devono essere garantiti a tutti i cittadini, con rivisitazione dei costi attuali e delle condizioni di accesso.
Introduzione del Servizio di Leva “facoltativo”, teso alla formazione di ogni difesa eversiva e/o catastrofi naturali, oltre a costituire requisito/titolo per l’accesso ai concorsi di accesso alle Forze Armate.
Riforma della Magistratura, nonché intervento sui tempi della giustizia che vanno ridotti garantendo una definizione dei giudizi in tempi ragionevoli.
Riforma delle libere professioni, attraverso la liberalizzazione della contribuzione previdenziale ed assistenziale, con facoltà di scelta del fondo di gestione previdenziale, nonché riduzione dei costi ed oneri per la gestione delle attività.
Maggiore trasparenza sulla gestione dei fondi pensione.
Tutela e sostegno alle famiglie: varo di una legge che istituisca il sostentamento mensile, oltre al versamento dei contributi previdenziali, a casalinghe dopo almeno 15 anni di matrimonio.
Realizzazione di strutture pubbliche di asilo nido gratuiti da 0/6 anni per le famiglie con madri lavoratrici per favorire il lavoro e la crescita della famiglia. Integrazione dei servizi per gli anziani.
Garanzia del 50% dei costi regolarmente fatturati per la gestione alle aziende che prevedono asili nido sul posto di lavoro con un minimo di 15 dipendenti di sesso femminile
Garanzie su parità di genere negli ambienti lavorativi, uguaglianza di salario, promozione della parità di genere negli organi di Governo: locale, provinciale, regionale, nazionale, ed internazionale.
La politica di inclusione delle diversità sarà tra gli obiettivi principali della Democrazia Cristiana, per garantire una Politica di Pace.
Sarà premura investire sui giovani, dando loro fiducia, sostegno e soprattutto spazio alle loro capacità e creatività: offrire loro, altresì, percorsi formativi anche politici, così da creare una nuova classe dirigente competente e consapevole, in grado di costruire un paese civile che metta al centro del futuro sociale-politico: il cittadino.
Tutto ciò oltre al personalismo e all’individualismo, ma per restituire la politica alla sua essenza: il “Bene Comune”.
L’Italia è stata profondamente segnata negli anni passati da un processo di degrado politico, ambientale, sociale e culturale che ha ferito e ferisce la coscienza di chi ci vive.
C’è un impoverimento culturale che si fa sentire, la cattiva politica è figlia della cattiva cultura e oggi la classe politica, in linea generale, è costituita da persone non solo prive di cultura politico-amministrativa, ma che neanche ne avvertono l’utilità.
Una volta ci si vergognava della propria ignoranza, oggi è quasi motivo di vanto. Lo si ammette in maniera sfrontatamente disinvolta, spavalda, intrepida e persino con toni di sfida.
Si arriva, addirittura, a usarla come scudo e non di rado come arma.
I governi passati hanno accentuato nei fatti questo processo di degrado, riducendo il Paese ad un gioco di potere e gestendo la “cosa pubblica” in modo insolente.
La Sicurezza Pubblica quale nuovo, forte e straordinario impegno si impone da subito e per i prossimi anni, perché l’Italia diventi un Paese dove c’è un’attenzione e un posto per tutti, dove i problemi politici ed economici, sociali e tecnici, culturali e religiosi assumano una impostazione elementare ed umana.
La globalizzazione non può interessare esclusivamente il mercato finanziario senza tener conto dello sviluppo rurale, economico, sociale, del rispetto dei diritti umani nelle aeree sottosviluppate del mondo. Essa esige innovazioni profonde nei sistemi di tutela sociale nel modo di concepire la solidarietà e nella politica, poiché questi sono i meri modi di perseguire gli interessi della gente.
La novità storica di tale processo è che, per la prima volta dall’alba dei tempi, c’è l’opportunità concreta di conseguire insieme giustizia e libertà. Le risorse economiche, scientifiche e tecniche sono sufficienti (se si cambiano anche con moderazione stili e abitudini di vita) per sconfiggere fame, malattie ed analfabetismo e per affermare i diritti fondamentali, civili e politici su tutto il pianeta.
Certo, in questo processo si segnalano grandi rischi per la giustizia, per l’ambiente e per la democrazia se la globalizzazione, nell’esperienza delle persone e dei popoli, significa sviluppo dominato dal mercato e dalla finanza senza confini, dalle multinazionali, da entità economiche senza volto che decidono tutto per tutti, sfuggendo alla responsabilità di rispondere alla politica ordinata allo sviluppo dell’intero territorio nazionale. Il Disegno di Legge presentato dal Ministro Calderoli “L’autonomia differenziata” deriva dalla linea perseguita dalla Lega nel momento della sua nascita, quando deprecava lo Stato della Padania attraverso il Federalismo Fiscale, in netto contrasto con la Globalizzazione e L’Europa.
La Democrazia Cristiana, richiamandosi a comuni valori di solidarietà, tolleranza, giustizia sociale, deve raccogliere questa sfida, definendo per il prossimo futuro una proposta politico-programmatica unitaria pensata per indirizzare il processo di rilancio dell’Italia, capace di operare nella trasparenza, con efficacia e concretezza e tutelando gli interessi di tutti i cittadini. Le diversità sociali diventino ricchezza per il nostro Paese, attraverso l’integrazione costante e programmata; organizzata nel rispetto dei diritti umani internazionali, delle regole democratiche, eliminando il mercato dello sfruttamento dei cittadini privi di dimora dignitosa.
Il futuro dipenderà dalla capacità di promuovere nei prossimi anni il massimo sviluppo possibile, vale a dire sviluppo sostenibile per la qualità della vita delle persone - economico, sociale, culturale - possibile solo attraverso la chiara progettualità, la programmazione degli interventi a partire dalla certezza delle risorse, contestualizzato rispetto agli impegni internazionali. Tale sviluppo non può  non recare il nome di esigenze più ordinarie e quotidiane del vivere civile (viabilità, ambiente, sicurezza dei cittadini) e dovrà essere proiettato al futuro, oltre l’orizzonte quotidiano, su una realtà Italiana tutta nuova, da elaborare e costruire nel rispetto della sua vocazione territoriale, delle situazioni che la influenzano (industriale e commerciale), ma soprattutto scevra da tensioni e contraddizioni che caratterizzano il tessuto umano e sociale (persistenza e crisi di tradizioni agricole ed artigianali, crescita incerta del terziario). Lo sviluppo del nostro Paese passerà necessariamente attraverso la promozione del lavoro, l’attenzione e l’incentivazione dei settori produttivi, l’assetto urbanistico e la tutela ambientale, i servizi alle persone; si fonderà su un metodo di lavoro basato sulla collaborazione, sul confronto e sulla partecipazione diretta dei lavoratori allo sviluppo delle aziende ed enti; si perseguirà attraverso un impegno chiaro per l’affermazione della legalità.
Promuovere il lavoro, favorire nuove opportunità di lavoro, incentivare i settori produttivi perché creino lavoro, in tutte le forme possibili e soprattutto con riferimento al mondo giovanile saranno impegno fondamentale e costante del gruppo politico che precorriamo: si riconsidererà il comparto dei lavori socialmente utili per meglio finalizzarlo alle esigenze dei cittadini; si attiveranno servizi informativi e di supporto per l’imprenditoria giovanile e la cultura d’impresa; si promuoverà il lavoro cooperativistico, soprattutto giovanile, all’assistenza domiciliare a malati, agli anziani e ai disabili (CAD), alla prevenzione dell’abbandono scolastico; sarà riesaminato il Piano per gli Insediamenti Produttivi contestualizzandolo ed armonizzandolo alle nuove esigenze di mercato (e questo è avvertito in primo luogo dagli operatori locali, nazionali e internazionali); si lavorerà per il rilancio e la tutela dalla trasformazione dei prodotti biologici dell’agricoltura attraverso la collaborazione delle associazioni di categoria. Recupero e tutela delle aree montane, strumenti fondamentali per l’incentivazione, l’ideazione, la realizzazione e la gestione di attività imprenditoriali, soprattutto nel settore dei servizi e della riqualificazione urbana, saranno quelle iniziative integrate pubblico-privato individuate dalla legislazione del Governo.  
Dare l’assetto urbanistico in sicurezza, chiaro e funzionale all’Italia costituirà una priorità assoluta della nostra azione politica.
È necessario porre rimedio ai guasti che ha subito il territorio negli ultimi anni; si andrà in tempi brevi alla stesura del nuovo Piano Regolatore Unico Nazionale (PRUN) che, non si realizzerà in ipotesi di espansione indefinita delle aree urbanistiche e industriali, ma ricondurrà in un quadro adeguato gli scenari di trasformazione urbana e prefigurerà, in termini qualitativi e realisticamente valutabili, la nuova forma che l’Italia avrà verso lo sviluppo sostenibile.
Altro grande capitolo che attende una determinazione è quello del riassetto del sistema di viabilità e traffico: noi prevederemo l’implementazione della rete ferroviaria, aerea e navale; inoltre, sarà necessario bonificare il territorio e eliminare, in modo definitivo, ogni forma di discarica abusiva e di inquinamento, promuovendo il controllo preventivo sulle unità produttive a rischio ambientale. La raccolta dei rifiuti ed il loro smaltimento deve essere finalmente operativa e seria; lo sviluppo energetico deve essere favorito grazie alla realizzazione di impianti tecnologici avanzati.
I servizi alla persona qualificheranno l’azione politica: riprogetteremo i servizi sociali sul territorio dando la giusta priorità alle esigenze delle famiglie meno abbienti e/o con diversamente abili nel proprio nucleo; imposteremo con le associazioni del settore e con le scuole una politica culturale tesa a incentivare le potenzialità artistiche esistenti.
Il nostro impegno sarà portato avanti attraverso la concertazione, la collaborazione, il confronto dialettico tra le forze politiche e le altre realtà sociali, economiche e culturali, con la creazione di reti e relazioni che consentano di coinvolgere e valorizzare tutte le risorse, soprattutto umane. Il partito sarà investito della responsabilità di discutere e delineare gli indirizzi e le scelte ai quali ispirare l’azione amministrativa e gli atti del governo.
Il nostro impegno sarà teso al recupero e all’affermazione della legalità a tutti i livelli: attraverso la trasparenza e la correttezza dell’azione politica, lo snellimento delle attività concessorie, la funzionalità e l’efficienza dell’apparato burocratico; e ancora, attraverso il forte e comune impegno, unitamente a tutti cittadini e in sinergia con le tutte forze dello Stato.
Con il coinvolgimento delle istituzioni va affrontata la questione economica del nostro Paese, il quale vive un momento di stagnazione: il sistema di sviluppo della grande industria va svecchiato, le piccole e medie imprese italiane vanno protette e sostenute.  In via prioritaria la democrazia cristiana individua alcuni settori essenziali:
  • Risorse Energetiche e Reti Telematiche, dato che lo sviluppo reale non può prescindere dalla efficienza delle infrastrutture delle reti energetiche e telematiche. Diventa imperativo aspirare alla valorizzazione del sistema locale di produzione di beni e servizi. Per quanto concerne la rete elettrica, la crescita di fabbisogni connessi ai relativi consumi è correlata all’emergere di nuove necessità e servizi delle imprese. Ciò assume connotati sempre preoccupanti sia in termini ambientali, sia in termini di ostacoli alla crescita e allo sviluppo economico del territorio e delle nostre aziende. L’obiettivo deve essere investire in manutenzione e potenziamento delle reti, migliorando in primis la qualità, l’affidabilità e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici. Analogo sforzo va profuso nel miglioramento e nell’ampliamento delle reti telematiche, indispensabili per la competitività globale.
  • Ricerca e Innovazione - Condizione di contesto imprescindibile per la capacità di favorire, nel medio periodo, la crescita del sistema economico italiano è senza dubbio la crescita degli investimenti in Ricerca ed Innovazione, che sono la risposta forte alla perdita di competitività delle nostre produzioni e dei nostri servizi. La promozione della Ricerca ed il trasferimento delle Innovazioni costituiscono un binomio inscindibile, maggiore difesa all’arginare fenomeni speculativi di gruppi internazionali privati. Lo scenario economico in rapida evoluzione impone un’attenzione particolare all’Innovazione intesa, nel senso ampio, di capacità di pensare ed agire in maniera non convenzionale. La ricerca, infatti, non deve portare esclusivamente a considerare la creazione di nuovi prodotti, bensì va intesa come innovazione di processo e sviluppo di nuove soluzioni.
  • Formazione - è una delle principali leve del cambiamento organizzativo delle imprese, uno strumento fondamentale e strategico per la crescita competitiva delle aziende, che trasmette non solo competenze, ma anche e soprattutto atteggiamenti e valori.
  • Internalizzazione - Nell’ottica di concertazione, risulta necessario monitorare e stimolare gli enti pubblici ad utilizzare le risorse finanziarie finalizzate alla promozione delle imprese locali sui mercati esteri, secondo il reale fabbisogno.
  • Turismo - patrimonio delle attrazioni storiche, artistiche e culturali dell’Italia, costituisce una risorsa strategica di sviluppo del settore Turismo, ulteriore fattore per la crescita del territorio. A tale scopo, occorre puntare su progetti integrati, finalizzati al recupero e alla valorizzazione dei beni culturali, storici, ambientali, attraverso l’innalzamento degli standard qualitativi dell’offerta turistica complessiva, il potenziamento dell’infrastrutturazione a supporto. È, inoltre, auspicabile una politica fiscale per il settore in grado di agevolare la crescita dimensionale e occupazionale del comparto.
  • Credito e finanza d’Impresa - il rapporto tra le imprese bancarie e quelle degli altri settori produttivi ha da sempre ricoperto un ruolo centrale nell’economia del Paese ed intense sono le relazioni tra loro. Le sfide poste dalle trasformazioni di mercato in atto richiedono modifiche nelle relazioni tra i diversi soggetti economici al fine di facilitare e sostenere i processi di crescita e di sviluppo delle piccole e medie imprese. Ciò significa anche rafforzare la collaborazione fra sistema bancario e sistema industriale, basata sulla maggiore trasparenza reciproca e sulla considerazione della banca quale impresa tra imprese, quale fornitrice di credito e fornitrice di servizi avanzati.
  • Ambiente e vivibilità - il moderno sviluppo economico e industriale deve rilanciare la produttività; l’occupazione dell’Italia deve essere sostenibile e condivisa perché basata sulla salvaguardia, rispetto e riqualificazione dell’ambiente. Lo sviluppo sostenibile comporta l’utilizzazione delle risorse, sia in termini di quantità sia di qualità, entro gli opportuni limiti di impiego, come:
  • Rinunciare allo sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili;
  • Ridurre gli inquinanti;
  • Valorizzare i rifiuti attraverso il riutilizzo, il riciclo e il recupero sia energetico che di materie prime secondarie;
  • Salvaguardare i paesaggi e l’habitat.
  • Evasione fiscale - bisogna iniziare un serio e severo contrasto all'evasione fiscale che ammonta ogni anno ad oltre 100 mld di €. In Italia le tasse sono pagate da lavoratori e pensionati (controllati direttamente dallo Stato), da lavoratori autonomi e da professionisti. La grande industria Italiana ha preferito traferirsi all’estero per evadere le tasse in Italia (gli amministratori delle società siedono negli scranni del Parlamento). Il sistema di controllo va attuato con provvedimenti urgenti, che determinano la trasparenza amministrativa dei bilanci pubblici e privati. Per il falso in bilancio va immediatamente adottato il provvedimento penale-amministrativo, con ammenda al responsabile del procedimento pari alla violazione e l’esonero definitivo da incarichi e affidamenti pubblici e privati.  Il sistema di tassazione imposto dalle normative governative supera il 70% del bilancio fiscale lordo delle imprese. Il lavoratore e pensionato medio paga circa il 40% in busta paga, oltre al 22% su tutti gli acquisti. A questi oneri di tassazione vanno aggiunti il pagamento dell’Iva sulle tasse: valori bollati, accise, addizionali comunali, provinciali e regionali, pagati sulle bollette energetiche, sulle imposte dell’Agenzia delle Entrate.
Diffidiamo dei politici che promettono di abbassare le tasse sic et simpliciter, perché diminuire gli introiti fiscali significa inevitabilmente tagliare i fondi a sanità, istruzione e lavoro che nel nostro Paese sono gli investimenti più costosi.
Vorremmo ascoltare quelli che spiegano come le tasse verranno investite meglio per la comunità, come si eviterà di sprecarle e quali provvedimenti si intendono attuare affinché non vi sia più evasione fiscale, una delle maggiori piaghe del nostro Paese.
Abbiamo il dovere, come cittadini, di porre fine alla gestione dei beni dello Stato in modo ibrido e clientelare, per favorire l’impoverimento del Paese attraverso il sistema della borsa e delle privatizzazioni, su beni essenziali che sono patrimonio unico dei cittadini.
La gestione privata dei servizi pubblici essenziali, necessari per la sopravvivenza della persona va rivista attraverso una nuova programmazione in linea con i reali bisogni della gente.
Riteniamo che la partecipazione finanziaria di società private su: sanità, scuola, trasporti, sicurezza, energia, acqua e ambiente, debba essere rivista e disdetta.  I cittadini pagano le tasse per finanziare gli interessi economici delle società private alla partecipazione degli Enti che gestiscono i servizi pubblici. La Democrazia Cristiana è stata costituita per la difesa della famiglia, del lavoro, della salute, e dei diritti dell’uomo. La nostra azione di rigenerazione del partito passa attraverso il coinvolgimento del popolo, per determinare le condizioni di libertà sociale e della difesa dell’Italia dagli attacchi finanziari delle multinazionali che hanno determinato la gestione globale della vita dell’uomo. Ci opporremo alla robotizzazione dell’essere umano, alla linea lesiva dell’Europa in merito alla distruzione di prodotti agroalimentari, per sostituirli con prodotti sintetici e/o di dubbia provenienza, per favorire il mercato ibrido delle multinazionali che hanno interessi nel campo alimentare e farmaceutico.
Il mercato parallelo ibrido non può essere imposto con leggi anticostituzionali dai Governi nazionali e internazionali.
Costituzione Italiana e diritto alla vita saranno difesi in tutte le sedi istituzionali. Non accetteremo alcuna imposizione di legge Europea in contrasto con la Costituzione Italiana; siamo europeisti convinti, in linea con quanto affermava De Gasperi all’assemblea di Parigi del 1954, non saremo osservatori passivi o accondiscendenti di linee che non salvaguardino gli interessi degli italiani. Siamo Globali, Europeisti, Atlantisti, in linea con i patti sottoscritti dallo Stato e Governo Italiano; saremo fermi a difendere e rispettare i valori e le regole dello Stato Italiano. Le ragioni, i valori, la storia, il sacrificio della propria vita di milioni di uomini che hanno combattuto per la difesa della Patria, per la LIBERTA’ non sono in vendita.
Siamo aperti a tutte le forze politiche nazionali e internazionali che condividono i valori di: solidarietà, di difesa della vita, contro ogni forma di razzismo, sostegno delle diversità.
Siamo per la difesa del matrimonio fra uomo e donna, il rispetto dei diritti di tutti i cittadini, il rispetto delle regole democratiche, la loro difesa e/o modifica, ove necessario, ma sempre in maniera condivisa.
Rispettiamo i valori di ogni forma religiosa, difendiamo i valori della nostra storia laica e cristiana.
Ripartiamo con la Democrazia Cristiana tutti “INSIEME” per costruire una società forte per la difesa dei valori umani.
 
Approvata a unanimità dal Congresso del 17 e 18 febbraio 2023 –Roma.
Il Presidente del Congresso
Sabatino Esposito


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